La prima visita con il chirurgo estetico

Il primo incontro con il chirurgo plastico è uno dei momenti più importanti dell’intero iter operatorio. In questa fase il chirurgo effettuerà una visita obiettiva per valutare lo stato dei tessuti e la situazione di partenza della paziente ponendo l’attenzione sulla grandezza delle mammelle (compresi areola e capezzolo) per meglio valutare i possibili risultati ottenibili. Insieme, chirurgo e paziente, affronteranno il delicato tema delle aspettative della donna, delle protesi e della tecnica da utilizzare per ottenere il risultato più armonico possibile con il resto del corpo.

Inoltre durante questo incontro verrà scelta la protesi più adatta da inserire nel seno, la tecnica più appropriata per l’introduzione e infine la modalità di incisione.

Attualmente una protesi è formata da un involucro di silicone dentro al quale possono esservi o del gel al silicone oppure della soluzione fisiologica.

Esternamente invece tale supporto per l’aumento del seno può presentarsi liscio oppure con una texture in rilievo. Se le prime sono preferibili poiché più morbide e dunque meno presenti al tatto, le seconde hanno un largo utilizzo perché con la loro “rugosità” abbassano il rischio di rigetto.

Per quanto riguarda la forma della protesi sul mercato odierno si trovano quelle sferiche e quelle definite a goccia (detta anche con profilo anatomico), per scegliere la più adatta è necessario aver bene chiaro quale tipo di risultato si vuole ottenere.

Inizialmente la durata di una protesi era garantita, dalle stesse case produttrici, per circa dieci anni, attualmente la garanzia si estende a tutta la durata di vita. Tuttavia nel corso del tempo è possibile che si desideri cambiare la protesi innestata (aumento o diminuzione del volume scelto precedentemente) oppure che si verifichino eventi eccezionali per cui la rimozione divenga necessaria (rigetto per esempio). Le stesse case produttrici consigliano comunque la sostituzione della protesi, almeno una volta, per prevenire possibili alterazioni della forma o rotture accidentali (ad esempio sgonfiamenti).

È del tutto provato che l’utilizzo di protesi mammarie non è correlato all’insorgere di tumori del seno (anzi, recenti studi dimostrerebbero che ne abbasserebbe addirittura l’incidenza) né tanto meno al presentarsi di malattie autoimmuni o patologie del tessuto connettivo.

Il chirurgo dovrà inoltre sincerarsi delle condizioni di salute della paziente, che per poter sottoporsi all’intervento, devono risultare buone. Per questo motivo prescriverà alcuni test diagnostici, come esami del sangue, mammografia, elettrocardiogramma etc. Inoltre la paziente riceverà tutte le indicazioni riguardo alle norme da seguire per prepararsi all’intervento e nella successiva fase di guarigione (ad esempio dieta, sospensione dell’utilizzo di alcool e farmaci e fumo).